TRANSGRANCANARIA ULTRA TRAIL - 123 KM 8.000 M D+

TRANSGRANCANARIA ULTRA TRAIL - 123 KM 8.000 M D+

Storie Gare

TRANSGRANCANARIA ULTRA TRAIL - 123 KM 8.000 M D+

Sono le 23 e una strana sensazione mi assale. Manca un ora alla partenza, e devo lasciare la stanza dell’albergo dove la mia famiglia sta dormendo. Mi sembra così strano abbandonarli e non rimanere a vegliare su di loro. Mentre sto per uscire la piccola Cecilia si sveglia piangendo ed è ancora più difficile venir meno a questo atavico istinto di protezione. Molto probabilmente sarà la paura per quello che mi aspetta: 123 chilometri e un numero indefinito di metri di dislivello per attraversare l’isola di Grancanaria, da sud a nord passando per le montagne più alte.

Mentre mi domando se sia giusto tutto ciò, arrivo, assonnato, alla partenza che è quasi mezzanotte.

Osservo dall’esterno questo mondo particolare  ancora per un poco e poi mi ci immergo, con il sorriso sulle labbra.  La folla festosa e sorridente dei trailers sulla spiaggia illuminata a giorno mi desta dai miei pensieri. Accendo anche il piccolo led rosso lampeggiante sullo zaino, che si rivelerà molto utile, e sono pronto.

L’eccitazione collettiva sale, tre, due, uno e partiamo per una nuova avventura. Lasciamo la luce e il conforto degli spettatori per l’oscurità silenziosa delle dune della  spiaggia di Maspalomas.

Il mare alla nostra sinistra è nero in direzione del continente africano, il cielo sopra di noi è scuro, carico di dense nuvole e il profilo delle montagne alla nostra destra si staglia minaccioso. Dopo i primi 5 chilometri di spiaggia ci dirigiamo velocemente proprio verso di esse.

Mi piace molto procedere nell’oscurità della notte con la luce della frontale, riesco a rilassarmi completamente e a sentire il mio corpo che avanza, nonostante il suo peso, come in assenza di gravità. A volte tengo la luce della frontale spenta o al minimo e seguo quelle degli altri concorrenti. Procedo appaiato ad un altro trailer per un po’ per cercare di verificare se il mio ritmo sia corretto in rapporto al suo. Questa specie di rituale si verificherà molte altre volte durante la gara. Probabilmente sto andando troppo veloce, ma mi sento molto bene e ho una gran voglia di correre, per cui, incoscientemente, non me ne preoccupo e supero il mio compagno quando la salita comincia a farsi più ripida. Mi guardo indietro e non posso non fermarmi ad osservare, commosso, lo spettacolo che vedo sotto di me. La strada, che sale come un serpente, è completamente inondata dalle tremolanti luci dei concorrenti.

Più ci inoltriamo nel ventre vulcanico dell’isola, più l’umidità e la nebbia aumentano. Oramai ci siamo dimenticati di essere partiti dal mare e sembra di essere in una foresta pluviale, ma continuiamo a salire verso le montagne. Ogni tanto piove e la notte sembra non finire mai. Solo verso le 7 comincia a schiarire e sono contento di vedere l’alba nella zona dei laghi interni all’isola. Sono verdi, magnifici e sembra di essere in alta montagna. Queste saranno le immagini che mi torneranno in mente maggiormente nei giorni successivi alla gara.

Usciti dal torpore della notte, comincia un’altra gara, quella più competitiva.

Aspetto sempre almeno metà gara per informarmi sulla mia posizione e quando scopro di essere nono, una nuova energia mi pervade.

Scalo, utilizzando anche delle corde, le 2 più alte vette dell’isola a 1750 e 1950 mt. Quando svetto, il vento che proviene da nord raffredda i miei vestiti bagnati e mentre mi fermo a mettere la giacca, mi raggiunge la campionessa inglese Lizzy Hawker. Emozionato, cerco di procedere con lei e di imparare il più possibile. Mi impressiona quanto, leggera come una piuma, mantenga un passo costante e regolare sia in discesa, sia in piano, sia in salita!

Da qui in poi dovrebbe essere quasi tutta discesa, la parte che temo di più, non essendo riuscito ad  allenarmi molto in questa pratica. Le discese, intervallate da alcuni strappi in salita, sono piuttosto tecniche o almeno così mi sembrano a questo punto della gara.

Prima del punto di controllo del 100esimo km, cogliendoci di sorpresa, un concorrente ci supera molto velocemente. Ma la gara è ancora lunga, così cerco di contenere il distacco, allungando su Lizzy che amministra il suo vantaggio sulla seconda donna. Dopo il CP il nostro predecessore sembra aver accusato il colpo di quello sprint velocissimo e sia io sia Lizzy lo superiamo.

Riesco ancora a correre dignitosamente e, concentrato, cerco di creare più distacco possibile tra me e lui. Sono disposto a saltare anche il ristoro del 116esimo se necessario. Ma mentre procedo, con difficoltà, nel letto di un fiume formato da ciottoli rotondi e viscidi, il mio inseguitore canariense riappare, minaccioso, alle mie spalle. Provo ad accelerare per un po’, ma è più veloce e mi supera proprio mentre ricomincia a piovere. Sotto un nuovo diluvio raggiungo, soddisfatto, il traguardo sul mare di Las Palmas.