MATTERHORN ULTRAKS - 46 KM 3.000 M D+

CORRERE A TESTA ALTA

Reduce da una gara sei giorni prima, non sono in grado di essere neanche lontanamente competitivo. Invece di correre a testa bassa concentrato sui miei passi, questa volta, ho corso a testa alta godendomi il paesaggio e scattando moltissime foto.

E ne è valsa la pena.

Matterhorn Ultraks

Il tracciato è piuttosto semplice nella sua bellezza. Un grande anello intorno a Zermatt salendo e scendendo per le quattro valli che vi confluiscono. Questo ci ha permesso, in momenti diversi della giornata, di osservare il Cervino da quattro differenti punti di vista.

Sulla linea di partenza sono schierati, quasi tutti, i più forti atleti del mondo. Per me, è un’occasione meravigliosa di poterli osservare da vicino, almeno fino al momento in cui viene data la partenza!

I 3600 metri di dislivello positivo su una distanza così corta si fanno sentire, fin da subito, con una partenza in rapida ascesa. Il ritmo è elevatissimo e si sale fino ai 2300 metri di Sunnegga, da dove, complici le prime luci del mattino, vedo il Cervino , in tutto il suo splendore, per la prima volta in vita mia.

Matterhorn Ultraks

I sentieri non sono particolarmente tecnici, ma salite e discese sono sempre molto pendenti. In pochi chilometri arriviamo a Gornergrat che con i suoi 3100 m è il punto più alto della gara. Il posto è impressionante, a sinistra c’è il Monte Rosa con le sue cime e i suoi ghiacciai e a destra il Cervino con la sua affascinante faccia Est. Da qui si possono ammirare più di venti cime sopra i 4000 m. Mi fermo a lungo a fare delle foto, sembra di essere in paradiso e c’è una luce particolare. Sono così preso dal paesaggio che, invece di correre per non perdere posizioni, fotografo i concorrenti che mi superano. Certo fa abbastanza strano vedere una stazione del treno a 3100 m sul livello del mare.

Con il Cervino sempre davanti agli occhi i 1200 metri di discesa passano velocemente fino a raggiungere il fondo valle che attraversiamo su di un moderno ponte “tibetano” su cui è vietato correre! A scanso di equivoci aspetto che chi mi precede esca dal ponte prima di cominciare la traversata. Il mio senso di vertigini si risveglia improvvisamente quando il ponte comincia ad oscillare vistosamente grazie a chi, dietro di me, si è messo a correre.

Matterhorn Ultraks

Con la terza salita, che ci porta a Schwarzsee, ci avviciniamo fino alle pendici della grande montagna. In seguito Ridiscendiamo nuovamente, seguendo il percorso che attraversa il fondo valle poco dopo la fine della lingua del ghiaccio.

Matterhorn Ultraks

Continuo a fare foto al paesaggio e agli altri concorrenti un po’ incuriositi di questo mio approccio. Ad un certo punto Nuria Dominguez mi chiede se voglio che mi faccia lei una foto. Ma non amo le foto in cui ci sono io.

Matterhorn Ultraks

Ci lasciamo il Cervino alle spalle per risalire la valle difronte. Anche qui il paesaggio è meraviglioso, passiamo vicino ad’ un enorme cascata, mentre ci inerpichiamo lungo il sentiero che con il suo serpeggiare ci riporta nuovamente a 2700 metri. Da qui si può vedere l’intero percorso di gara tranne l’agognata ultima discesa di cui ancora non c’è traccia. Dobbiamo infatti ancora ridiscendere a Trift per l’ultimo controllo e risalire per gli ultimi 200 metri prima di intraprendere un lungo traverso che oltrepassando in quota il paese di Zermatt  ci porta all’attacco della discesa. Con l’avvicinamento alla zona urbana, la magia del paesaggio svanisce rapidamente. Sono stato così intensamente rapito dalla bellezza delle montagne che mi sono dimenticato completamente della gara. Chi sa chi ha vinto e come mi sono piazzato?

Lo ammetto, nella mia infinita mancanza di conoscenza delle montagne non avevo mai visto il Cervino. Motivo per cui mi ero iscritto a questa gara.

Matterhorn Ultraks

Mi capita spesso di chiedermi per quale motivo le popolazioni, nei secoli, decidano di insediarsi proprio in una posizione e non in un’altra. In questo caso la risposta è molto semplice. Basta uno sguardo per capire che la montagna simbolo della Svizzera è meravigliosamente diversa da tutte le altre. Una piramide formata da quattro enormi pareti, generate dal ritirarsi di altrettanti ghiacciai. Se fossi stato un alpinista arrivato in quella valle nella seconda metà dell’Ottocento non avrei avuto nessun dubbio sul da farsi: la montagna andava conquistata.

Ma siccome, non ho la macchina del tempo e non sono un alpinista, mi limito a correrci intorno.