TOUR DU CERVIN - 160 KM 10.000 M D+

TOUR DU CERVIN - 160 KM 10.000 M D+

Storie Experience

TOUR DU CERVIN - 160 KM 10.000 M D+

LA GIUSTA DIMENSIONE DEL TRAIL RUNNING


Qualche anno fa ho trovato un vecchio libro di mio nonno che descrive un giro intorno al monte Cervino. Ci ho messo un po' a organizzarmi e a partire per l'avventura che vi voglio raccontare, il Tour du Cervin in solitaria. Percorrere tanti chilometri da solo e in completa autosufficienza ha reso il viaggio ancora più speciale. Ero concentrato sul mio percorso ma anche attento a non perdermi un solo momento di questa preziosa esperienza di vita. Il giro è stato impegnativo, il terreno è tecnico e, a tratti, molto difficile, l'altitudine media è di 2400 m, per completarlo bisogna superare 8 passi sopra i 2800 metri, di cui 4 sopra i 3000 m, i chilometri sono 159 e i metri di D+ 10400. Ma i meri dati non rendono mai l'idea di cosa si può incontrare in 31 ore di cammino.

Book

 

L'ALBA


Quel momento preciso in cui il sole illumina con i suoi primi raggi le montagne è sempre magico. Prima le cime più alte, poi quelle più basse e in fine le vallate vengono inondate dalla sua luce dorata. Io ho cercato di muovermi durante le 15 ore di luce tra l'alba e il tramonto che le giornate di fine agosto ci regalano. Questa è la prima poco dopo la partenza da Cervinia.

Sunrise

 

IL SILENZIO


Specialmente nelle prime ore del mattino, il silenzio, in montagna, è quasi assoluto. Cerco sempre di avanzare senza far rumore, quasi in punta dei piedi, per non disturbare.

Chamois

La salita e la discesa dal Col de Valcornière sono veramente impegnative e mi fanno dubitare delle mie capacità di portare a termine l’impresa. Il terreno è difficile, in alcuni tratti esposto, non c’è anima viva e mi sento un po’ solo. Non ci penso quasi mai ma questa è una di quelle volte in cui penso: se cado e mi faccio male qui ci rimango un bel po’. Procedo con la massima prudenza fino a quando non ritorno su un sentiero, dove comincio a correre a più non posso come per scappare dal pericolo appena scampato.

 

LA PROSPETTIVA


Spesso in montagna, come nella vita, è tutta una questione di prospettiva.

Nacamuli

All'inizio la meta ci sembra irraggiungibile.

Nacamuli

Quando faticosamente la raggiungiamo ci accorgiamo di essere solo a metà strada.

NacamuliAlla fine della via, quando siamo arrivati nel punto più alto, quello che sembrava difficile ci sembra tutto sommato semplice.

Nacamuli

In fondo è solo un problema di punti di vista. Comunque se passate dal rifugio Nacamuli, durante la salita al col Collon, entrate e mangiatevi una fetta di torta ai mirtilli che ne vale la pena, perché poi si entra in Svizzera.

 

L'APPARENZA INGANNA


Quello che in teoria doveva essere il punto più difficile e rischioso dell'intero percorso si è rivelato in realtà abbastanza semplice da superare. Nella foto vedete il ghiacciaio d'Arolla, o meglio quello che rimane del ghiacciaio. La porta per entrare in Svizzera, sulle cartine, è ancora disegnata fino al punto in cui mi trovo io a fare la foto e misura più di tre chilometri, in realtà, ora la zona di ghiaccio non è più lunga di un chilometro. Ero molto preoccupato per il suo attraversamento non potendo legarmi a nessuno, invece una volta arrivato sull'enorme lingua di pietre lasciata dal suo lento ma inesorabile ritiro, mi sono sentito, semplicemente, triste spettatore di questo effetto del riscaldamento globale. Mi ero portato comunque dovendo attraversare due ghiacciai i miei ramponicini Nortec.Glacier d'Arolla

 

IL SOLE

Ho finito l'acqua. Il sole mi sta cuocendo la testa. Mannaggia a me che ho dimenticato il cappello da trail running alla partenza. Finalmente incontro degli escursionisti e chiedo loro se al Col de Torrent o nella discesa c'è dell'acqua. In varie lingue mi rispondono di NO. Non c'è come sapere di non poter bere per far aumentare la sete. Un litro e mezzo d'acqua è come evaporato. Il sole mi secca la pelle. Il collo mi brucia, mi giro verso valle e rivedo i Quattromila. Mi viene da ridere, un colle che si chiama "Torrent" e non c'è neanche un rigagnolo, nonostante i quasi tremila metri. Non ho altra soluzione che andare avanti e sperare di trovare l'acqua....

Sun

Appena superato il colle, vedo in fondo alla valle il lago di Moiry. Dall’alto l’acqua del lago è celeste e meravigliosa, se avessi un parapendio mi ci butterei da qua. Durante la discesa faccio mille deviazioni per cercare l’acqua in tutti i fontanili e vasche per le mucche, ma dai tubi non esce neanche una goccia. Mentre perdo quota, vedo delle macchine sulla strada intorno al lago e quando lo raggiungo trovo un bar-ristorante piuttosto ricercato in cui entro abbastanza provato e puzzolente. Chiedo informazioni su come raggiungere Zinal nel modo più rapido e pensando che fossi in bici mi indicano la strada asfaltata. Cerco di spiegarmi meglio, facendo vedere la cartina e mi dicono che per il Col de Sprebois è molto lunga e che loro non l’hanno mai fatta. Li ringrazio per l’iniezione di fiducia e me ne vado.

Lac de Moiry

 

ZINAL

Qui termina la storica Sierre-Zinal. Mi viene da ridere a pensarmi arrancare sugli stessi sentieri dove Kilian, IL campione del trail running sfreccia verso la vittoria. Per fortuna procedo in senso inverso seguendo la segnaletica gialla SZ.

Zinal

 

LA LUNA


Comincia a fare buio. Ma quando esce la luna, di notte ci si sente meno soli.

Moon

Avevo previsto di arrivare per le 21 all’hotel Weisshorn che teneva aperta la cucina fino a quell’ora per cercare di mangiare qualcosa di caldo prima della notte, ma sono in ritardo e i 10 km e 750 m D+ che lo separano da Zinal mi sembrano infiniti. Infatti, arrivo che stanno chiudendo per la notte. Riesco a recupere solo un po’ di frutta e acqua. Esco, comincia a fare freddo e devo cercare un posto per riposare un po’. Passando poco prima avevo visto una casetta di legno che sembrava abbandonata. La trovo ed è molto abbandonata nel senso che il tetto cade a pezzi. Decido di fermarmi all’esterno su una specie di panca, mi è venuto freddo e mi infilo tutto quello che ho: nell’ordine pantaloncini da trail running corti, leggins, pantavento, maglietta corta, lunga, piumino leggero, cappello e guanti. Ho lo stomaco sotto sopra e non riesco a mangiare molto. Facendo un veloce inventario delle mie scorte alimentari mi accorgo che non ho mangiato molto a causa del gran caldo. Invece adesso ho i brividi e i piedi congelati. Non riesco a dormire neanche contando le luci delle case che si spengono progressivamente laggiù nella valle. In compenso sopra di me c’è una di quelle stellate che ti fanno pensare all’esistenza di una qualche divinità.

 


 

IL SECONDO GIORNO


Dopo una notte complicata e fredda su una panca, il secondo giorno non è mai facile. Ma ripartire vuol dire anche scaldarsi e andare a cercare il sole che sorge là in alto. In alto dove la vista può aprirsi sulle montagne e sul mondo.

Sunrise

Quello che vedo una volta raggiunto il Meidpass all’alba è uno spettacolo e mi siedo un attimo per imprimermelo negli occhi. A quest'ora, così in alto non c'è nessuno, neanche gli isolati escursionisti con i loro zainoni.

Meidpass

 

CORRERE SU UN ALTRO PIANETA

Meidpass

Durante la salita all’Augstbordpass si entra in un'altra dimensione. Abbandonati i prati e i boschi del versante occidentale, sembra che la terra sia scomparsa per lasciare posto solo alle rocce, piccole da inciamparci, grandi da saltare, ma solo rocce per chilometri e chilometri. Questa forse è la parte più dura del giro, ma anche quella che mi è rimasta più impressa nella memoria. Trenta chilometri di rocce con, a lato, una serie infinita di vette a più di 3000 m dai nomi inpronunciabili.

Topalihutte

Quando scorgo a fatica il Topalihutte, grigio in un mare di grigio, quasi mi commuovo.

Topalihutte

In effetti, la vista dall’interno è spaventosamente bella. Dal menu, consiglio il loro brodo caldo, che rimette a posto anche lo stomaco più tartassato.

Topalihutte

 

RITORNO ALLA CIVILTA’

Con la discesa su Randa con le sue case, strade e stazione, termina bruscamente quel meraviglioso senso di estraneazione dalla realtà in cui ho vissuto per due giorni.  Faticosamente raggiungo Zermatt, dove vedo nubi minacciose intorno al Cervino. Mi devo sbrigare per evitare di rimanere bloccato dal mal tempo. Sono troppo stanco per cercare un’alternativa e cerco di avanzare il più velocemente possibile, ma la salita è impegnativa e mi accorgo di procedere molto lentamente.

Zermatt

 

VERSO LA FINE DEL GIRO

Cervino

Conosco bene il passo del Teodulo (ho fatto in allenamento Cervinia-Zermatt-Cervinia qualche mese prima), una volta superato il ghiacciaio, la discesa sulle piste di Cervinia non presenta problemi anche in condizioni difficili. Le nuvole e il vento s’intensificano. Mi vesto bene e procedo con i piedi a mollo nel ghiacciaio in decomposizione.

In quel preciso momento, quando la stanchezza e le condizioni stanno degenerando, mi sento bene e sono in comunione con la natura, con la mia natura. #reconnectwithyournature

L’istinto di sopravvivenza e la voglia di riassaporare per l’ultima volta il silenzio e la solitudine della montagna riescono ad estrarre le ultime energie dal mio corpo e salgo felice fino ai 3315 m del passo.

Da questo giro è nata la nostra maglia da trail running più famosa: CERVINO TECH T-SHIRT

PS: se qualcuno vuole allenarsi per l'Hardrock100 questo è il percorso ideale.

PS2: se qualcuno vuole organizzare una gara su questo meraviglioso percorso gli cedo volentieri nome e pagina FB Matterhorn Ultra Race :-)

 


 

NOTE TECNICHE

Il percorso viene normalmente percorso dai camminatori in più giorni. Per maggiori informazioni sulle possibili tappe potete consultare il sito del Tour du Cervin.

Sono disponibili due cartine (fondamentali):

-Tour du Cervin 1:50000 Editrek & L’escursionista editore

-Tour du Cervin 1:50000 Rotten Verlag

Queste le mie traccie (le uniche che ho lasciato):

GPS

GPS